Fiero, fuori dal marcio.

consiglio continental

Sono stato eletto Consigliere Comunale di minoranza, nel 2007, dopo aver svolto per quattro anni la funzione di Assessore nell’Amministrazione in cui ero stato eletto.
Ho svolto il mio compito con la correttezza e la linearità degne di un ruolo istituzionale conferito dal popolo, cercando di essere propositivo anche quando, sistematicamente, risultava inutile, ma disdegnando ogni forma di pur paventato “inciucio” che snaturasse il mandato ricevuto dalle urne.
Ho subito ritorsioni allucinanti sul piano personale, politico e professionale, di cui ancora oggi pago lo scotto, ma ho avuto le spalle forti, ho tenuto duro e ho difeso e tutelato la mia dignità di uomo, di amministratore pubblico e di professionista.
Ho terminato il mandato consiliare restando al mio posto per l’intero quinquennio, non senza difficoltà, ma con assoluta coerenza, mentre altri preferivano passare dall’altra parte della barricata dando vita al famoso caularone.
Ancora oggi, dopo sei anni, sono fiero della mia scelta di aver lasciato la politica locale. E sono convinto che anche altri, presto o tardi, capiranno che in questo sistema marcio, fortemente sostenuto dalla gente comune di un paese in agonia, non c’è spazio per le persone perbene!

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Nuova legge elettorale e al voto.
Cui prodest?

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Nei commenti agli eventi politici di ieri pomeriggio, ho notato con dispiacere le osservazioni di amici e conoscenti (non assimilabili alla categoria dei “leoni da tastiera” per le loro conoscenze in campo politico e giuridico e per una formazione culturale indubbiamente superiore alla media) lasciatisi sopraffare dalla passione di parte e improvvisamente ignoranti l’obiettiva realtà dei fatti.
Vedere il M5S al Governo, al di là della speranza di ridimensionarne il successo populista che da ieri, invece, continuerà a salire, avrebbe rappresentato per me una situazione realmente difficile da accettare. Tuttavia sono convinto che la posizione del Presidente Mattarella -non solo ieri, ma anche in altri frangenti delle ultime consultazioni- sia stata a tratti contraddittoria e sia culminata in una forma di ingerenza tutt’altro che dovuta.
Un Presidente della Repubblica non può dichiarare di tener conto della volontà popolare e della “richiesta di cambiamento” emersa dal voto, per poi malcelare la difesa dei soliti (e ormai insostenibili) equilibri della “Europa che conta” dietro la difesa dei risparmiatori e degli investitori.
Nel ricordare ad autorevoli, compiacenti opinionisti di caratura nazionale che anche Matteo Renzi, come sarebbe capitato a Giuseppe Conte, è stato Presidente del Consiglio dei Ministri senza essersi mai neppure seduto in Parlamento e con una competenza giuridica tutt’altro che consistente, ritengo che il voto di marzo abbia bocciato, ineluttabilmente, un certo professionismo della politica rivelatosi, nell’ultimo ventennio, tutt’altro che infallibile da destra a sinistra, chiedendo a gran voce un forse improbabile ma più che auspicabile CAMBIAMENTO. Negarlo sulla base di un veto ad un futuro Ministro che non trova conforto né nell’art. 92 della Costituzione né nell’esito delle consultazioni, con un accordo (quello tra Lega e M5S) che avrebbe garantito senz’alcun dubbio la certezza della maggioranza in Parlamento, ha rappresentato uno schiaffo alla gente comune e alla tanto invocata ma sempre più calpestata democrazia.
Adesso, ammesso che si riesca a formare un Governo d’emergenza, con Cottarelli o con chiunque altro, si cambi subito la Legge Elettorale in vista del voto in autunno, consapevoli comunque che il comportamento -a mio avviso indifendibile- di questo Presidente della Repubblica potrebbe tranquillamente ripetersi. In barba al popolo sovrano e a un Paese che di tutto avrebbe abbisognato, tranne di altri cinque mesi di vuoto istituzionale e di nuove elezioni.
(photo: antimafiaduemila.com)
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Campionato che va, campionato che viene.

De Laurentiis e Sarri

Maurizio Sarri che s’inchina sotto la curva B, le lacrime di Christian Maggio davanti al pubblico che avrebbe voluto onorarlo come avrebbe meritato nella sua probabile “ultima” dopo dieci anni a Napoli, un campionato che finisce con una qualificazione Champions conquistata con larghissimo anticipo, ma con l’amaro in bocca di aver mancato, ancora una volta, quel maledetto obiettivo che stavolta era veramente a portata di mano, oltre a una serie di partenze più o meno certe che stravolgeranno -nel bene o nel male- gli equilibri della squadra verso la prossima stagione.

Facile andare a rispolverare i miei post di inizio campionato e di fine mercato di riparazione, per poi giungere sempre alla stessa, fatidica domanda: quest’anno che in Champions ci siamo già e non abbiamo spareggi da disputare, quanta voglia ha veramente Aurelio De Laurentiis di investire concretamente in un progetto vincente, anziché continuare a galleggiare in quell’orbita europea che garantisce un forte contributo al sanissimo bilancio della società, ma non porta certo a poter competere adeguatamente verso le vittorie finali?

Il campionato 2017-2018 è terminato con questa breve ma efficace sintesi, che ancora una volta ci porta ad un’estate di calciomercato senza particolari certezze; al pari di un futuro che, per chi conosce il modus operandi consolidato dei vertici della nostra squadra del cuore, non lascia presagire granché di diverso da quanto abbiamo già avuto modo di assaporare negli anni precedenti.

Chi vivrà vedrà, amici. Ma d’ora in avanti con i piedi ancor più saldi per terra. Perché non è questo il calcio che ci piace!

 

(photo: voce.com.ve)

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