Ben fatto, Eccellenza! Ma…
(il mio editoriale, pubblicato lunedì 15 ottobre su IL DISPARI, sulla vicenda di Don Gianfranco Del Neso)
Inutile dire quanto la notizia della sospensione dalle funzioni sacerdotali di Don Gianfranco Del Neso mi abbia colto in contropiede. Un fulmine a ciel sereno, specialmente considerato che egli sembrava ormai totalmente immerso negli esiti e nelle funzioni di un ministero svolto in modo più che diffusamente apprezzabile.
E’ vero! La vocazione di Gianfranco sorprese un po’ tutti, a suo tempo, forse anche la sua stessa famiglia. Il suo papà Giovan Giuseppe “il Presidente” mi onora della sua amicizia sin dai tempi dell’organizzazione della Festa della Vendemmia a Campagnano; e una sera, nel corso di una riunione nel salone di Salvatore Cuomo con gli altri amici della “Bocciofila”, ci diede questa notizia con voce commossa e senza minimamente nascondere le difficoltà di un cammino di studio teologico estremamente difficile, ma confidando che il figlio, determinatissimo in tale scelta, di certo ce l’avrebbe fatta. E fu giusto profeta!
Gianfranco mi ha sempre dato l’impressione di essere una persona pulita dentro e fuori, degno figlio di una famiglia di persone oneste e lavoratrici. Il suo sorriso genuino, le sue omelie quando, ancora diacono, si rivolgeva con affetto fraterno ai piccoli comunicandi presenti alla messa delle 12.00 alla Chiesa di San Pietro, il suo modo genuino di comunicare la parola di Dio in un linguaggio chiaro e digeribile e senza risparmiare esempi “terra terra” e qualche espressione in vernacolo, lo hanno reso presto un vero punto di riferimento per molti fedeli della sua (ormai ex) Parrocchia di Fiaiano, molti dei quali hanno trovato in lui conforto prezioso a circostanze di straordinaria gravità. Una di essi, nostra carissima amica, proprio poco fa ha confidato telefonicamente a mia moglie: “Per quello che Gianfranco ha rappresentato per me e la mia famiglia, lo avrei accettato anche da prete spostato con prole”. Ma purtroppo, anche le leggi della tanto vituperata Chiesa di Roma vanno rispettate! E sul celibato proprio non si transige.
Da persona pulita quale ha confermato essere, Gianfranco (che proprio da un mese a questa parte, più del solito, pubblicava sul suo profilo Instagram piacevoli immagini con passi del Vangelo quotidiano) non ha esitato a recarsi dal Vescovo Lagnese, manifestandogli il suo disagio per la situazione in cui è venuto a trovarsi, rendendosi conto di non poter tradire ulteriormente la sacralità del suo ruolo e l’affetto dei suoi parrocchiani. Chapeau!
Onore anche a S.E. il Vescovo d’Ischia, che ha raccolto tale disagio pur senza sottrarsi sia all’adozione di un provvedimento tanto duro quanto doveroso sia all’indifferibile necessità di comunicare tempestivamente la notizia alla comunità parrocchiale di (Don) Gianfranco, recandosi personalmente a celebrare la messa domenicale delle 11.00 in quel di Fiaiano e, successivamente, diffondendo un comunicato stampa dai toni chiari e degni di un ottimo padre di famiglia.
Questo è l’esempio che vorremmo sempre ricevere dalla Chiesa e da quella di Ischia in particolare! Ad entrambi i livelli (quello vaticano fino all’avvento di Papa Francesco e quello locale fino ad oggi), in circostanze del genere, i fedeli più assertivi (a differenza di quelli bigotti o con i paraocchi imposti dalla “setta” di turno) hanno dovuto sistematicamente lamentare l’assoluta indifferenza o mancanza di chiarezza da parte di chi era demandato a gestirle. Le vicende dei tantissimi prelati protagonisti in tutto il mondo di casi di pedofilia hanno cominciato a venire a galla solo grazie all’azione innovatrice dell’attuale Pontefice, dopo essere state sottaciute per decenni.
Io mi sento legato a quel genere di fedeli e, non a caso, ho puntato più volte il dito contro la Chiesa di Ischia guidata dal Vescovo Pietro, per il modo in cui ha scelto di porsi in due casi che, tuttora, meriterebbero maggior chiarezza: l’allontanamento dal seminario di Napoli dei gemelli Mancusi (due ragazzi nati e cresciuti sotto gli occhi di tutti noi con l’unico grande sogno di diventare sacerdoti) e la vicenda di Don Nello Pascale e Don Giovanni Trofa. Era il 10 ottobre 2015 (cfr. http://www.ildispariquotidiano.it/it/chiesa-amore-e-chiarezza/) quando scrissi un editoriale piuttosto marcato (che non fu l’unico) su questi due casi tanto unici quanto gravi e, a distanza di ben tre anni e pochi giorni, nulla è cambiato. Incontro talvolta Don Giovanni vestito di nero da prete (pur senza collarino ecclesiastico bianco) alla messa delle 19.00 al Buon Pastore, seduto sempre allo stesso posto, in fondo alla chiesa, come un fedele qualsiasi che partecipa all’Eucarestia. A volte, qui ad Ischia, scorgo anche Don Nello, sempre in abiti civili che testimoniano il suo attuale distacco fisico dal ruolo presbiteriale; meno i fratelli Mancusi, che mi risulta fino a qualche tempo fa vivessero nel Lazio, laddove –come accadde a Napoli- il loro cammino di preparazione teologica pare si fosse interrotto per “ordini dall’alto”.
Ben fatto per Gianfranco, Eccellenza, non avrebbe potuto comportarsi meglio! Ma adesso, La prego, ponga rimedio a queste due brutte storie, che proprio nel momento di grazia delle Sue Visite Pastorali nelle nostre parrocchie sarebbe un segnale di grande rispetto per tutti noi, oltre ad un autentico dono di Dio. Perché, come disse Gesù, “quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.”
“Quann a aùst nun stai vestùt, viern ‘nguoll t’è venùt”
Oggi, proprio oggi, regola vorrebbe che l’isola d’Ischia si riempia di turisti, quelli che normalmente ci piacciono meno e non solo per la loro estrazione geografica, ma perché contribuiscono alle due settimane topiche di sovraffollamento e di conseguente, selvaggia antropizzazione dei nostri 46 kmq.
Tuttavia, la situazione è chiara a tutti: finora c’è stata meno gente, ma tanta in meno! Se ne sono accorti tutti, commercianti in primis. Gli effetti del terremoto dello scorso anno, ma anche il clima di maggior serenità che è tornato ad ammantare molte delle località turistiche potenziali concorrenti, stanno tornando a ridistribuire le presenze degli amanti del mare lungo le coste europee e tra il nord Africa e il Medio Oriente.
Un vecchio detto ischitano recita così: “Quann a aùst nun stai vestùt, viern ‘nguoll t’è venùt“. La traduzione letterale di questo aforisma molto difficile da scrivere in dialetto invita ad essere previdenti nell’abbigliamento, perché da agosto all’inverno il passo è breve, ma il suo significato “commerciale” è un altro, per giunta facilmente applicabile a questo post: Ischia cercherà di accumulare un po’ di fieno in cascina in questi venti giorni che, solitamente, portano ottimi incassi a fronte di tanta fatica e di scarsa vivibilità, per affrontare al meglio gli effetti della bassa stagione. Ma un attimo dopo, se non da subito, vanno studiate e ridisegnate le strategie in modo unitario (quelle che mancano da sempre, insieme all’unità d’intenti)! Un vero e proprio atto dovuto per affrontare adeguatamente i nuovi, implacabili orientamenti del mercato turistico. Prima che sia troppo tardi, come sempre.
Buon ferragosto a tutti!
Leggi tuttoFiero, fuori dal marcio.
Sono stato eletto Consigliere Comunale di minoranza, nel 2007, dopo aver svolto per quattro anni la funzione di Assessore nell’Amministrazione in cui ero stato eletto.
Ho svolto il mio compito con la correttezza e la linearità degne di un ruolo istituzionale conferito dal popolo, cercando di essere propositivo anche quando, sistematicamente, risultava inutile, ma disdegnando ogni forma di pur paventato “inciucio” che snaturasse il mandato ricevuto dalle urne.
Ho subito ritorsioni allucinanti sul piano personale, politico e professionale, di cui ancora oggi pago lo scotto, ma ho avuto le spalle forti, ho tenuto duro e ho difeso e tutelato la mia dignità di uomo, di amministratore pubblico e di professionista.
Ho terminato il mandato consiliare restando al mio posto per l’intero quinquennio, non senza difficoltà, ma con assoluta coerenza, mentre altri preferivano passare dall’altra parte della barricata dando vita al famoso caularone.
Ancora oggi, dopo sei anni, sono fiero della mia scelta di aver lasciato la politica locale. E sono convinto che anche altri, presto o tardi, capiranno che in questo sistema marcio, fortemente sostenuto dalla gente comune di un paese in agonia, non c’è spazio per le persone perbene!