Italia ’18 ad Ischia: quando il voto locale
di locale ha ben poco.
Volevate il voto di protesta? EccoVi serviti. Anche l’isola d’Ischia si accoda al resto d’Italia e del meridione in particolare, dando sfogo agli istinti più bestiali del populismo, ma soprattutto risvegliando una “voglia di voto” super sopita da lunghi anni (visto che affluenza?). Qualcuno in tivù, durante lo spoglio, ha sostenuto che “Italia ‘18 si è allineata, con la percentuale dei partecipanti al voto, alle più avanzate democrazie europee”. Credo che in tutta onestà il risultato elettorale parli chiaro: questo merito è ascrivibile non certo alla coscienza civile degli Italiani, ma solo alla comunicazione del M5S e della Lega, che seppure in modi e aree diverse hanno interpretato alla perfezione il compitino di marketing elettorale che, invece, si è rivelato più difficile del previsto per le altre forze politiche ugualmente onnipresenti. Parlare alla pancia delle persone in perfetto stile Trump 2016, facendo apparentemente propri i problemi e i dolori di un’Italia non più tanto “giovine”, è stato indubbiamente il segreto del loro successo. Certo, resta il dubbio della mancata candidatura diretta di Berlusconi, o quanto meno della sua impossibilità a porsi quale premier della coalizione di centrodestra, ma questo non impedisce ai suoi detrattori di poter sostenere che anche il tempo dell’ex Cavaliere, così come quello del giovane vecchio Renzi, sia ormai passato.
Un’analisi del voto sull’isola d’Ischia rende semplice considerare che Forza Italia, a differenza del PD, ha tenuto botta, posizionandosi alle spalle dei grillini in tutti i Comuni e, addirittura, superandoli ad Ischia e Barano al Senato. Alla Camera, invece, Severino Nappi ha svolto un ottimo lavoro, rendendo meno clamorosa la sua sconfitta rispetto alle autentiche Caporetto della maggior parte dei suoi colleghi aspiranti inquilini di Montecitorio.
Il PD, invece, ha preso botte da orbi anche dalle nostre parti. Emblematico è il dato del Comune di Ischia, dove con un’amministrazione dello stesso seme perfettamente (si fa per dire) in carica, il partito di Renzi riceve ben quattordici punti di scarto dai berlusconiani; per non parlare di altri Comuni in cui i Dem hanno raggranellato un terzo e un quarto dei voti di Forza Italia, che nonostante la totale assenza organizzativa sul territorio dimostra di conservare un elettorato che, alle elezioni politiche, continua a preferire Berlusconi tra le varie “offerte” disponibili.
Ci sono sicuramente due vincitori, qui ad Ischia, manco a farlo apposta sempre gli stessi: si chiamano Domenico De Siano e Giosi Ferrandino. Indipendentemente dalle dinamiche nazionali e dalla scarsa presenza sull’isola in queste ultime tre settimane, uno a destra e l’altro a sinistra, si vedono riconfermati nelle loro leadership; il primo, coordinatore regionale del suo partito, continuando a sedere a Palazzo Madama grazie alla pole position nel plurinominale di casa nostra e prestando grande attenzione alle dinamiche di un eventuale governo che potrebbe vederlo partecipe; il secondo, approfittando dello stesso privilegio concesso all’europarlamentare Gianni Pittella che, in questo modo, gli libererà quasi certamente –meglio tardi che mai- il posto per Strasburgo da qui alle elezioni del 2019.
Sia chiara una cosa: non c’è alcun elemento locale collegabile tra il risultato elettorale di oggi e la realtà politica ischitana! Le elezioni amministrative del Comune di Ischia del 2017, ad esempio, nonostante il traino dei candidati di lista, fornirono indicazioni totalmente diverse da parte dell’elettorato, che alle comunali ama prediligere la clientela spicciola, il piacerino e il “pusticiello” dal potente di turno alla sfrenata voglia di legalità (ma quale, poi?) e alla solita antipolitica densa di qualunquismo spicciolo dedicata stavolta al voto nazionale. Questa mia tesi sarà sicuramente suffragata, di qui a poco, dalle elezioni amministrative del Comune di Forio, dove sono più che convinto che le stesse logiche, confortate e supportate dalla certezza che il M5S non avrà alcuna rappresentanza ufficiale tra le compagini in lizza (e se pure l’avesse non se la filerebbe nessuno, perché con tutta probabilità, come nel 2008, si tratterebbe di “grillini compaesani” di comprovata inconsistenza politica e personale e, come se non bastasse, nemo propheta in patria), forniranno inequivocabile conferma di quanto la capacità reattiva e innovativa dei nostri Concittadini di essere obiettivi e coerenti, specialmente in quel versante dello scoglio, sia tuttora pari allo zero. Tutto qua (almeno per ora)!
(pubblicato su IL DISPARI del 6 marzo 2018 – foto da termometropolitico.it)
Leggi tuttoNapoli, pensare in grande
Maurizio Sarri lo aveva fatto capire a chiarissime lettere in conferenza stampa, ieri mattina: l’Europa League non è l’obiettivo del Napoli e la squadra non possiede un organico in grado di disputare più di una competizione con la stessa intensità ed allo stesso livello. L’1-3 di ieri contro il Lipsia è lo specchio fedele del pensiero del suo allenatore, fatto proprio sia dai titolari che dai subentrati nella ripresa. Diawara è senza dubbio la bruttissima copia di quel giovane talento che abbiamo ammirato lo scorso anno, Rog mostra tanta buona volontà ma non riesce a reggere autonomamente l’incombenza del ruolo e Ounas, autore di una bella quanto inutile marcatura, non va oltre una condizione ancora insufficiente per essere considerato una seconda linea che si rispetti. L’impressione è stata quella di chi gioca al piccolo trotto, senza sforzarsi oltre misura; non si potrebbe dire diversamente, specialmente dopo aver visto finanche Koulibaly risparmiarsi sui suoi abituali quanto perentori recuperi e senza spingere con costanza ed efficacia alla sua maniera. A questo punto, dopo essere usciti dalla Champions League e a un passo dall’eliminazione anche in Europa League, è giusto e logico concordare con l’interpretazione estremamente realistica del tecnico azzurro, senza per questo dimenticare che ancora una volta la politica prudente (per essere buoni) della società in materia di gestione della rosa ci ha messo in condizioni di non onorare adeguatamente l’ottava presenza consecutiva nelle coppe europee, unico obiettivo centrato lo scorso anno. Il 22 si tornerà in Germania per onorare l’impegno ma, ovviamente, a testa bassa e senza alcuna pretesa, neppure quella di rimediare alla figuraccia casalinga dell’andata. Perché, a questo punto, se serve un miracolo, è opportuno conservarcelo per tentare di riconquistare il tricolore dopo trent’anni. Ha ragione il Mister, un po’ meno il Presidente!
Il problema delle scelte societarie esiste eccome, lo conosciamo tutti, ma adesso serve concentrazione totale verso l’obiettivo scudetto e poi, se tutto va bene, si proverà a crescere anche in Europa, come auspicato da Mister Sarri.
Maurizio Sarri è la nostra ricchezza, è il miglior prosecutore di quel processo di “sdoganamento” del Napoli cominciato da Benitez che oggi rende ammirevole il nostro gioco a pieno organico. Ovviamente, va tenuto conto del fatto che anche Sarri, come Benitez, preferirà andar via in mancanza di un progetto che faccia crescere la squadra dal settore giovanile alla serie A, passando per lo stadio e il centro sportivo, rendendola realmente competitiva anche in Europa. Certo, ci vorrà molto tempo, tanti buoni giocatori, tanti soldi per pagarli e tante buone e concrete ragioni per convincerli. Anche la Rubentus, nonostante abbia fatto tutto questo ormai da anni, ancora non riesce a prevalere in Champions; e il Paris Saint Germain, dopo aver speso l’ira di Dio, anche quest’anno dovrà, con tutta probabilità, dire addio alla competizione con tre turni d’anticipo anziché provare a vincerla così come si prefiggeva.
Concludendo: anche AdL deve cominciare a pensare in grande! Prima si comincia, meglio sarà.
(foto: SkySport)
Leggi tuttoEcco le seconde deleghe
al Corecom Campania
Ieri, presso la Sala Nassiriya della Presidenza del Consiglio Regionale, c’è stata la conferenza stampa di presentazione delle deleghe di secondo livello conferite dall’Autorità Garante per le Comunicazioni al Corecom Campania di cui, come ben sapete, sono componente sin dal 2014.
Il lavoro per l’ottenimento di tali importanti competenze è cominciato sin dall’ultimo anno di mandato del precedente Comitato, insieme ai colleghi Lino Zaccaria e Francesco Eriberto d’Ippolito ed ha visto la luce nel corso del mandato vigente, con i colleghi Mimmo Falco e Pietro Marzano.
L’esercizio delle deleghe da parte del nostro Comitato (uno dei pochi in Italia a non averle ancora ricevute) non comincerà subito, ma dal momento in cui il Consiglio Regionale doterà il nostro Corecom delle maestranze e delle risorse necessarie a svolgere correttamente ogni attività.
Una volta a regime, il Corecom Campania non solo potrà lavorare in modo completo e degno di una delle tre realtà di settore più importanti d’Italia, ma soprattutto sarà in grado di offrire alla cittadinanza campana una serie di servizi ancor più completi e al passo coi tempi.
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