Vi aspettiamo, nonostante tutto.
Non abbiamo bisogno di compassione.
Non abbiamo bisogno di sciacalli mediatici.
Non abbiamo bisogno di amministratori ignoranti e qualunquisti.
Adesso ci occorre la vicinanza di tutti!
Innanzitutto con la preghiera (per chi ci crede). Poi… diffondendo in ogni dove la verità.
E la verità è una sola: siamo stati colpiti al cuore, ma il cuore di Ischia vive e batte forte.
Se ci amate sul serio, non lasciateci soli, non disdite le Vostre prenotazioni, non rinunciate alla bellezza di Ischia, che Vi attende intatta!
Vi aspettiamo, nonostante tutto.
#ischiavivapiuchemai
Leggi tuttoMorire di gioia
Alessia, Antonio, Lara: tre giovani vite smarrite nel nostro mare. Quel mare che, in modo diverso ma ugualmente forte, avevano nel cuore ma che, senza scrupolo alcuno, ne ha castigato la passione.
L’isola d’Ischia è nuovamente balzata al top delle cronache nazionali, negli ultimi tre giorni: prima il gravissimo incendio tra Montecorvo e i Frassitelli, poi la morte di Alessia tra Cava dell’Isola e Citara e, ieri, quella di Antonio e Lara alle Formiche di Vivara. Ma gli ultimi due eventi sono quelli che oltre a provarci maggiormente sul piano emotivo, scoprono un retroscena in termini d’immagine tanto crudo quanto impercettibile: ad Ischia, come ovunque, si può morire di gioia, la gioia di godersi la vacanza al mare in uno dei posti più belli al mondo, di immergersi in un blu generosissimo sotto ogni aspetto e degno dell’attenzione di chiunque, dal semplice snorkeller al diver professionista, che solo chi lo vive con la giusta intensità può conoscere e amare profondamente; un’immensità dal raro fascino mediterraneo pronta a svelarsi in tutta la sua ricchezza e la sua unicità, pretendendo però in cambio il massimo rispetto.
Il mare non perdona. I suoi segreti sono talmente tanti da costringere anche i più esperti frequentatori (naviganti, diportisti, operatori a vario titolo) a comprendere che, fino all’ultimo giorno in cui ci si ha a che fare, non si smetterà mai di imparare da lui. E la prudenza non è mai troppa, perché se le insidie della strada –nel senso più ampio del termine- sono comunque mitigate da condizioni d’intervento senza dubbio più agevoli ed immediate, quelle via mare hanno tempi e modalità d’esecuzione ridotti e problematici.
Oggi la mente degli Ischitani ripercorre una serie di episodi analoghi che hanno visto tanti concittadini perire in mare per una fatalità o per le avverse condizioni meteo: mi vengono in mente, tra i tanti, i fratelli Curci (sfortunati pescatori), il giovanissimo Cristiano Mare Ielasi (uno che col mare aveva la familiarità di chi c’era nato, nel vero senso della parola, il cui nome di battesimo fu più che mai un presagio), Paolo Mazzella (che pagò con la vita la sua passione da sub) e chissà quanti altri ne sto dimenticando. Ma per Alessia, Antonio e Lara il caso è diverso: loro erano “ospiti” del nostro mare! E a prescindere dalle eventuali precauzioni che avrebbero potuto evitare il tragico epilogo delle loro giovani esistenze, fa tristezza pensare che la loro ricerca di gioia immergendosi dalle nostre parti sia stata “ricambiata” trattenendone la vita.
Morire di gioia: un macabro slogan che sa di epitaffio, ma che dipinge alla perfezione il quadro pregno di tristezza e rimpianti che da giorni e a più riprese è esposto nella collezione privata di qualsiasi ischitano di buona volontà. Un ritratto crudo, che porta ciascuno di noi a riflettere sul dolore della famiglia di Alessia, che non vedrà tornare viva la propria cara dalla sua prima vacanza da maggiorenne e delle famiglie di Antonio e Lara, distrutte dall’infausto destino che le priverà per sempre del loro affetto.
Questo genere di considerazioni, credetemi, non dà spazio ad alcun –pur legittimo- ragionamento legato ad eventuali imprudenze, inesperienze o provvedimenti preventivi che avrebbero potuto evitare le due tragedie in questione. E’ il momento del silenzio, del dolore, del rispetto. Anche e maggiormente davanti a chi, purtroppo, è morto di gioia. A casa nostra.
(da IL DISPARI del 14 agosto 2017)
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Roghi ad Ischia:
ora basta omertà!
Il disastroso incendio di ieri tra Montecorvo e Frassitelli, sull’isola d’Ischia, alle pendici dell’Epomeo, culla di quel tufo unico al mondo che attraverso il D’Ascia diede alla nostra Isola l’appellativo di “Isola Verde”, dimora naturale di specie botaniche rarissime monitorate da tanti studiosi, ha un responsabile: si chiama OMERTA’.
Non serve andare in terre dove impera la mafia, la ‘ndrangheta o la camorra per ritrovare questo fenomeno; così come non serve scaricare la colpa sui Sindaci (pur realmente corresponsabili) per le mancate, impopolari ordinanze di pulizia dei fondi agricoli incolti, dove la smania dei piromani pronti ad agire indisturbati in pieno giorno trova il vettore ideale per la sua perversione: l’OMERTA, quella che spinge la gente a fare spallucce per non impicciarsi dei cavoli altrui, quella di chi sa e fa finta di non sapere, quella di un territorio dove le Forze dell’Ordine, pur guidate da uomini di assoluto valore, non riescono a far breccia in una comunità pedemontana dove tutti conoscono tutti per stanare il “malato” che abita dietro l’angolo, è il vero nemico di un’Isola dove neppure l’immenso patrimonio naturale che il Signore ci ha donato e che non siamo riusciti ancora a violare con i nostri gretti interessi, oggi è stato devastato in modo irreparabile.
E mentre i titoli del Tg1 della notte di ieri mostravano all’Italia intera e ai nostri turisti affezionati lungo lo Stivale l’idiozia di qualche nostro concittadino che meriterebbe, oltre a una vita di galera, la revoca immediata di tale status, quando ancora non siamo in grado di quantificare con esattezza gli ingentissimi danni di questo rogo infernale che, come ha scritto il Direttore del quotidiano “Il Dispari” Gaetano Di Meglio, “ha colpito Ischia al cuore“, la nostra speranza si chiama ANDREA CENTRELLA e ALBERTO MANNELLI. A loro, per quanto mi riguarda, insieme ai valorosissimi componenti delle loro squadre di Carabinieri e Poliziotti, tocca lavorare senza soluzione di continuità per stanare una volta e per tutte quell’imbecille che -ne sono convinto- è molto più noto agli indigeni di quanto possiamo immaginare.
Trovatelo! E che Ischia abbia giustizia.
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