Chiamateci, se volete, tifosi del Napoli!

higuain

Delusi mercoledì scorso dalla partita contro il Carpi asserragliato davanti al portiere? No, di più. E oggi? Raggianti, come non mai. Battere la Juventus ha sempre un sapore speciale, qualsiasi siano le posizioni in classifica, qualsiasi sia la posta in palio: è un odio atavico, altro che rivalità, molto più del derby che non abbiamo e che mai abbiamo avuto. Questa è la partita delle partite, è lo scontro in cui ti giochi ‘a via r’a casa, lo sfottò lungo fino al return match, il batticuore nel soffrire fino all’ultimo aspettandoti il solito “colpo di mazzo” della Signora o il quasi sistematico “regalino” arbitrale e l’esultanza liberatoria nel gioire al fischio finale con i tre punti in tasca, lasciandoti andare alla solita pioggia di sms, telefonate e post su Facebook in cui il confine tra ironia e sarcasmo è veramente impalpabile.

Napoli-Juve di ieri sera, per l’ennesima volta, è stata la sfida delle sfide, quella che in tanti avevano definito il “dentro o fuori” per entrambe le squadre, la gara che non ammetteva pareggio ma doveva esprimere un vincitore, uno solo, quello che sarebbe riuscito a riemergere in campionato, passando nel lato sinistro della classifica e lasciando al perdente l’onere della crisi e dei mille commenti e diagnosi post partita.

Dopo una leggera superiorità juventina nella fase iniziale del primo tempo, è stato chiaro a tutti che la partita l’hanno fatta solo gli azzurri di Sarri, un collettivo parso –finalmente- registrato alla perfezione, in cui anche le grandi incompiute come Ghoulam, Jorginho e Hysaj sono parse improvvisamente top players degni di un Gonzalo Higuain che non oso immaginare cosa potrà dare alla squadra una volta entrato in perfetta forma fisica. E volendo dimenticare per un attimo Mertens, a mio avviso l’unica nota stonata della serata, possiamo dire che il palese disorientamento della Juve non potrà sminuire quello che, anche a giudizio di Mario Sconcerti, è stato il più bel Napoli visto finora. La Juve non voleva perdere per nessun motivo al mondo, ieri sera meno che mai, ma purtroppo al San Paolo non ce n’è per nessuno, men che meno per lei.

E domenica prossima, nel giorno di San Francesco d’Assisi, ci aspetta il Milan di Mihajlovic, che oggi affronta il Genoa di Gasperini. Sarà dura, specialmente con un Balotelli che sembra tornato in grande spolvero e che può diventare in breve tempo il vero punto di riferimento di questa squadra. Ma adesso, lasciatecelo dire, c’è una settimana di festeggiamenti da goderci. Non abbiamo vinto nulla di particolare? No di certo. Ma una vittoria contro i bianconeri è un po’ come quella Champions League che non abbiamo in bacheca, un piacere senza pari che va assaporato lentamente e il cui retrogusto permane al palato per giorni, una sinestesia del corpo e dell’anima che ci fa star bene, benissimo, ‘na vuerr!

Lo so, ci accontentiamo di poco; abbiamo criticato e critichiamo ancora le indecisioni di mercato di una società che sembra non voler crescere una volta per sempre, oltre al gioco di una squadra che di certo non ha cominciato il suo cammino in campionato all’insegna della costanza e dell’autorità in campo, esitando contro Empoli e Carpi e addirittura soccombendo contro la rivelazione-Sassuolo. Ma siamo fatti così, non vogliatecene. Anzi, chiamateci, se volete, tifosi del Napoli: ne saremo più orgogliosi di sempre!

(da ILDISPARI24.IT)

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Don Antonio e… l’apertura

angiolini

Ieri sera, con mio figlio Alessandro, ho partecipato alla Santa Messa presso la Chiesa del Buon Pastore. A celebrarla, il Parroco di Mondragone, ospite di Don Antonio Angiolini. Quest’ultimo, in un intervento prima della benedizione finale, mi ha piacevolmente sorpreso.

Nel comunicare l’imminente annuncio del nuovo Consiglio Parrocchiale, Don Antonio ha anticipato che la sua composizione sarà del tutto innovativa, con forte prevalenza di giovani e, soprattutto, esulando dagli schemi del passato. “Tra i nuovi componenti -ha affermato- ci saranno anche coppie non sposate in Chiesa e conviventi. Se analizziamo la nostra situazione, i problemi che arrivano in Chiesa non li portano queste persone, bensì prevalentemente quegli sposi che hanno speso tantissimi soldi in foto, fiori, filmini, abiti e festini, ma che poi vanno in malora e scompaiono insieme ai loro figli dalle nostre chiese. Dobbiamo smetterla di pensare che il peccato sia solo fuori dalla Chiesa: siamo tutti peccatori e, al tempo stesso, tutti votati alla Santità.”

Sono rimasto favorevolmente colpito da questo messaggio del Parroco del “Macello” e, a fine messa, mi sono complimentato con lui, che a pochi giorni dal mio matrimonio mi fece notare con forza l’anomalia dei miei sette anni di convivenza. Era luglio del 2000, quindici anni fa, un’epoca in cui le “aperture” innovative di Papa Francesco erano ben lungi dalla Chiesa cattolica. Ma fortunatamente tutto cambia e anche ad Ischia, in un momento particolarmente delicato, finalmente qualche sacerdote comincia a comprendere il modo migliore per riavvicinare la gente, in particolare i giovani. Ed è stato un vero piacere ascoltare proprio da Don Antonio, senza dubbio sacerdote “vecchio stampo”, considerazioni di tale indiscutibile attualità.

Sono sempre stato convinto della bontà di un “banco di prova” per la coppia, un modo di equilibrarsi e testarsi a vicenda prima di assumere l’impegno solenne dinanzi a Dio e agli uomini e, soprattutto, di mettere al mondo dei figli. Anche per la mia compianta Mamma fu difficile, a suo tempo, “digerire” questa mia scelta che cozzava palesemente con i dettami tradizionali della nostra fede. Oggi più di sempre, sono felice di aver positivamente precorso i tempi.

p.s. Doverose scuse a tutti Voi! Il tempo è sempre meno e purtroppo non può che essere il mio blog a risentirne, in termini di “presenza”. Cercherò di scrivere più spesso.

(photo: Ischiamondo Blog)

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Io voto. E ne sono fiero!

(AGN) ELEZIONI REGIONALI 2010 : CAMPANIA

5.40 di oggi, il suono della sveglia. E’ l’ultimo giorno per poter incendiare le potature.

Mi alzo, provvedo, ma penso che di lì a poco ci sarà da compiere un dovere; un gesto che oggi in tanti disprezzano, ma che merita rispetto, non solo per ciò che rappresenta, ma specialmente per coloro i quali si sono battuti anche a costo della vita, pur di garantircelo.

Non importa che la sua nobiltà troppo spesso non coincida con altrettanti meriti dei destinatari che potrebbero potenzialmente riceverlo: questo, come qualsiasi altro, non è un buon motivo per rinunciarvi.
Tra meno di un’ora apriranno i seggi. Io, emozionato come la prima volta, trent’anni fa, andrò a votare. E ne sono fiero!

@armandocesaro @mariagraziadiscala

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