De Siano e De Magistris: due onorevoli indagati a confronto

Alcuni tra i principali media, tra ieri e oggi, sono stati caratterizzati dalla cronaca giudiziaria su due politici indagati: il primo, Domenico De Siano (PdL), destinatario di cinquantacinque avvisi di chiusura delle indagini di cui -a suo dire e non ho motivo di dubitarne, visto che è capitato anche a me- finora è venuto a conoscenza solo dai giornalisti che lo hanno contattato per raccoglierne il commento. Il secondo, Luigi De Magistris (IdV), che il prossimo 21 febbraio salirà sul banco degli imputati con l’accusa di omissione di atti d’ufficio nell’ambito dell’esercizio del suo mandato da Pubblico Ministero in quel di Catanzaro.

Essendo un profondo sostenitore della presunzione d’innocenza, secondo cui un cittadino italiano non può essere considerato colpevole sino alla sua condanna definitiva, mi guarderò bene -come ho sempre fatto- dal puntare il dito contro questi due personaggi illustri del nostro panorama politico. Ciò che ritengo doveroso evidenziare, invece, è il diverso approccio che i due, ancorché da un contesto di visibilità di proporzioni decisamente diverse, hanno adottato rispetto alle proprie vicende giudiziarie.

Da un lato, De Siano (che non ha certo bisogno della mia difesa), il quale con grande serenità ha candidamente affermato da più testate: “Non è la prima volta che mi trovo indagato per la mia attività di amministratore pubblico e, come sempre, sono sereno e confido nell’operato sereno del Giudice terzo per la positiva definizione delle vicende che mi riguardano.”  Dall’altro, De Magistris, che aveva fatto della legalità e delle candidature pulite il leit motiv della sua discesa in campo verso il Parlamento Europeo, combattendo finanche Di Pietro -leader del suo stesso partito- per il sostegno alla candidatura di Vincenzo De Luca a Governatore della Campania perché imputato in due processi, che dal suo sito ha reagito dicendo di esser stato “perseguitato per non essersi incriccato“; o ancora, udite udite, che “la giustizia nelle aule dei tribunali è sempre più merce rara – tranne l’impunità per i potenti di turno che è sempre più una regola– e sempre di più dobbiamo praticare una rivoluzione culturale, morale e della legalità costituzionale che spazzi via il compromesso del puzzo morale presente diffusamente anche in magistratura…” E questo, tenuto conto che -a differenza di De Siano- De Magistris è già imputato.

Ogni ulteriore commento, a mio avviso, è superfluo! Vero, giustizialisti incalliti (grillini e non)?


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