Egoismo isolano e Comune Unico in arrivo: cambiamo registro?

La risposta ottenuta questa mattina da alcuni sedicenti residenti in Via Michele Mazzella dalle colonne de IL GOLFO (della serie: viva il senso unico, checché tu ne dica e nonostante quanto possa accadere al Paese) mi ha lasciato relativamente stupito. E il perché è molto semplice: sono convinto da lunghissimo tempo che noi Ischitani siamo ancora ostaggio dei “cazzetti nostri”, incapaci di pensare per tutti e, soprattutto, per Ischia, per quell’interesse generale che può e deve rappresentare il cambio di passo di cui abbiamo indifferibilmente bisogno.

Per uno come me, ormai abbastanza esperto di politica locale, dopo aver partecipato sia alla maggioranza che alla minoranza consiliare del Comune capoluogo, l’attaccamento alla politica è ormai pari ad un sottile filo di lana, pronto a spezzarsi per molto meno di quanto, nel corso di questi anni, avrebbe già dovuto convincermi da tempo a dedicarmi ad attività più proficue di un hobby così costoso, in tutti i sensi. Ma che ci crediate o no, Peppe Brandi ha ragione quando dice che “il germe della politica” (quello che io chiamo più appropriatamente AMORE PER IL PAESE o SENSO CIVICO) ti spinge poi a sperare che una soluzione dovrà pur esserci; che non è possibile accettare supinamente  le “stranezze” (mamma mia, quanto sono buono in vista della Pasqua) di Giosi Ferrandino, Luigi Boccanfuso e dei loro sodali, sino alla loro riconferma per l’altrui inerzia da qui ad un anno; che un risveglio delle coscienze che faccia mettere da parte orticelli, abitudini, egoismi, lotte intestine, antipatie e simpatie, prima o poi dovrà pur verificarsi, cambiando quell’approccio con la politica e, in particolar modo, con l’indirizzo del consenso elettorale da parte di tutti quanti noi.

Gli amici di Via Michele Mazzella lamentano lo stato della loro vivibilità a causa dell’inquinamento, elogiando l’ipotesi del senso unico sulla “loro” strada: un dato senz’altro inequivocabile e che merita rispetto e soluzioni. Ma essi sono ben lungi dal preoccuparsi di quanto potrebbe accadere nei pressi dello svincolo della Sopraelevata, in zona Macello, o tra San Michele e i Pilastri; e soprattutto, di cosa penserebbero i tantissimi turisti dell’inevitabile aggravarsi di questo gran casino che di urbano ha ormai fin troppo poco.

E la logica da scaricabarile di questi nostri concittadini, vuoi o non vuoi, in indubbia buona fede, è quella che accompagna i momenti salienti del nostro agire quotidiano, dove il “pensare globale”, il “pianificare”, lo “studiare”, il “risolvere per non tamponare in eterno” restano ancora chimere e non l’epitome delle azioni di competenza della pubblica amministrazione, indispensabile alla risalita cui in tanti -anche se prevalentemente a chiacchiere- troppo spesso aneliamo e che lascia il posto a una considerazione del politico quale schiavo del “vutariello” e quindi incline a sostenere le esigenze del singolo elettore in luogo di quelle del Paese.

A poco più di un mese dal referendum per il Comune Unico (a proposito, siete tutti convinti come me dell’irrinunciabile necessità di votare SI’?), mi piacerebbe che un pò tutti -o almeno i più giovani- cominciassero a sforzarsi a pensarla alquanto diversamente. Pensate che potremmo riuscirci, o torneremo tutti a fare solo il nostro mestiere, lasciando l’impegno nel sociale ai sempre più numerosi mestieranti?

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