ImmunIschia
Sta volgendo al termine anche qui ad Ischia il primo giorno di “Italia Zona Protetta“. Per quanto mi riguarda, ho cercato di lasciar scorrere nella massima normalità possibile la mia quotidianità, quella dei miei cari e anche dei miei collaboratori, ai quali l’ambiente di lavoro sembra garantire comunque la serenità necessaria per andare avanti, oltre ai requisiti di sicurezza doverosi in un momento del genere.
La considerazione che sto per mettere giù, mentre mi accorgo che da troppo tempo non mi dedicavo ad aggiornare questo blog (forse perché dedito da ottobre scorso al Daily 4Ward su “Il Dispari”), tocca Ischia in quella che è sempre stata una specie di sua “immunità”.
Quando una perturbazione scende verso il Sud e preannuncia un temporale a Napoli, molto spesso la nostra Isola ne resta fuori. Quando in terraferma ci sono disordini sociali o varie forme di delinquenza, dalle nostre parti ne prendiamo atto quasi stupiti. Quando, nel 2008, l’emergenza rifiuti toccò la Campania oltre ogni limitazione possibile del fenomeno, Ischia ne fu solo relativamente partecipe, riuscendo a gestirsi comunque in modo dinamico e senza compromettere le sue bellezze e la ricettività di un’intera stagione turistica. Insomma, sembra sempre che quelle che amo definire “diciotto miglia di paradiso” abbiano garantito a noi e alla nostra terra una sorta di immunità semi-permanente, il cui valore è inestimabile per tutti.
Stavolta, invece, il Coronavirus, pur non avendo ancora riguardato direttamente la nostra popolazione autoctona, pare sia riuscito comunque a scavalcare, con i suoi effetti, anche quel prezioso scudo blu, turbando considerevolmente, con l’estensione del DPCM di ieri, quella serenità insulare sempre così difficile da scalfire, aggiungendosi ad un’atavica mancanza di resilienza mista ad un pizzico d’inguaribile ignoranza e superbia che, insieme alla pressoché totale assenza di coesione, qui sullo “scoglio” non si fa mai desiderare.
Sono passate meno di ventiquattr’ore da quando ci siamo accorti di dover combattere anche noi in quanto Italiani, prima che Ischitani; di dover studiare nuove e serie strategie per la nostra economia senz’ancora alcuna certezza di ripresa; di dover proteggere i nostri anziani, le nostre famiglie, la nostra stessa salute. Tuttavia, sembriamo tutti più preoccupati di non riuscire a sopportare la limitazione forzata della libertà di fare i comodi nostri, in barba agli appelli delle Autorità e alla consapevolezza di quanto, piuttosto che lamentarci di non poter andare in questo periodo dall’estetista o all’aperitivo, dovremmo temere i pregiudizi che il tenore di vita di tutti noi potrebbe subire da questa situazione al limite del surreale.
Chissà… forse la consapevolezza di non essere più così immuni da tutto potrebbe farci bene.