Noi, quelli fieri del ’94!
Facile chiamarci illusi, incantati, sognatori, gente senza storia politica: non eravamo in pochi -tutt’altro- ad aver creduto nel messaggio di speranza che partiva da un uomo di indiscutibile successo. Noi siamo quelli del ’94, uomini e donne di varie età che credevano in un Paese che poteva e doveva migliorare.
Oggi, dopo diciotto anni, dopo essere in tanti già da tempo a sentirsi in qualche modo traditi e delusi da lui, quell’uomo di successo si è fatto da parte, sancendo a tutti gli effetti la chiusura di un’epoca che al di là di pochi provvedimenti di indubbia utilità, non ci ha portato oltre quella mera speranza, rimasta tale. Resta, però, l’orgoglio e la fierezza di averci creduto con tutto il cuore e, soprattutto, di averci messo la faccia, quasi sempre investendo a fondo perduto, ma convinti più di sempre della bontà di ciò che facevamo e delle nostre idee.
Da qui ad aprile, saremo in tanti a dover decidere la strada da seguire. Ma nessuno potrà impedirci, nel nostro piccolo, di continuare a provare emozione e nostalgia nel ricordare lo sventolio di quella bandiera, le note di quell’inno e la preziosa esperienza che tutto quel tempo dedicato al Paese rappresenterà, per tutti noi e in tanti modi diversi, anche nelle scelte che verranno.
Chi non ha passato non ha storia! E di questa piccola storia, noi -quelli del ’94- siamo comunque fieri!
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Il dopo-Berlusconi non è mai iniziato
Il vero fallimento che da tempi non sospetti imputo a Silvio Berlusconi non è certo legato alle sue vicende personali e pseudo-sentimentali (queste ultime pur biasimabili, se vogliamo, quando fanno assurgere agli onori della cronaca la quarta carica dello Stato), ma è quello di non essere riuscito nell’intento di sburocratizzare il Paese, con le tanto sbandierate e auspicate riforme epocali che furono alla base della rivoluzione liberale lanciata nel ’94 con Forza Italia.
Dopo aver pagato la sua miriade di errori con la caduta da Premier, il Cavaliere aveva fatto illudere i suoi detrattori -e anche gli scontenti come me- sul possibile inizio di un nuovo corso, diffusamente riconosciuto nell’inizio del mandato del suo successore. Ma sappiamo tutti benissimo che se Mario Monti sta governando, lo deve solo ed esclusivamente al sostegno del PdL; ed è quindi legittimo pensare che il tutto passi per una serie di interminabili compromessi in cui, looking forward the rassemblement tra PdL e terzo polo sotto il segno di Angelino Alfano, si stia consentendo a Monti di metter mano a quegli interventi impediti alla maggioranza di centrodestra dallo stramaledetto rischio impopolarità, garantendo a Berlusconi di mantenere lo status quo su alcune questioni di fondamentale importanza non per il Paese, ma per sé e la sua erigenda coalizione.
Qualcuno si illude che Monti sarà il prossimo candidato al Quirinale 2013 (sarebbe, la sua, una carriera politica fulminante, non trovate?); io credo che il dopo-Berlusconi non sia mai iniziato e, con questi “chiari di luna”, vedrà la luce solo quando il Buon Dio lo deciderà. Intanto, prepariamoci ad un imminente ritorno al Mattarellum (quindi, collegi più ampi e listino a tre), agli amori vecchi e nuovi e… al ritorno di Silvio. Che in fondo in fondo, non se n’è mai andato. Anzi, per me (e non lo dico con gioia) punta al Colle più che mai, per buona pace di tutti gli alleati, vecchi e nuovi.
Fantapolitica? Ne riparleremo!
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Governo Monti: era già tutto scritto?
Al fatto che sia in Italia, sia in Grecia, a risolvere la “crisi” sia stato chiamato un uomo Goldman Sachs appaia tutt’altro che un caso, si aggiunge la prima pagina de IL GIORNALE di cui sono venuto a conoscenza ieri nel corso de L’INFEDELE -trasmissione de La7 tutt’altro che di centrodestra- e l’articolo di Alessandro Sallusti pubblicato quest’oggi e che Vi ripropongo di seguito. Mi aspetto da tutti qualche doverosa riflessione.
Ecco il governo di larga (banca) Intesa Era già scritto: il ribaltone preparato in estate. L’ingresso in squadra di Corrado Passera cambia lo scenario: vogliono comandare anche dopo il 2013. Era tutto scritto: il ribaltone preparato in estate. La strana previsione di Passera: “A breve migliore gestione del paese”
Lo spread sale ancora, alla faccia di Monti & C. Pd, Udc e Fli esultano. Vendola fuori dal coro
di Alessandro Sallusti – 17 novembre 2011, 08:07 (da ILGIORNALE.IT)
I galletti che hanno prima minato e poi fatto cadere la maggioranza di centrodestra mi sembrano come i manzoniani polli di Renzo, che si beccavano tra di loro non rendendosi conto che stavano andando diritti nel pentolone.
Erano quattro, i polli, come gli attuali: Fini, Casini, Bersani e Di Pietro. Beccandosi fra di loro nel comune intento di fare fuori Berlusconi per prenderne il posto, sono finiti nel pentolone dei banchieri che se li cucineranno a fuoco lento. Dubito infatti che uno dei quattro leader dell’opposizione possa più aspirare a candidarsi per il dopo Monti.
Sono stati usati e lo saranno nei prossimi mesi per completare un piano che parte da lontano. Il 25 luglio (data emblematica) scorso il Giornale titolava così la prima pagina: «La trappola dei banchieri». Sottotitolo: «Contro Berlusconi, De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti ».
Ricordo che il mattino successivo da Banca Intesa arrivò una secca e sdegnata smentita: ma che cosa vi inventate, noi siamo una banca non facciamo politica. Ovviamente nessun giornale riprese la notizia, il farlo avrebbe disturbato il piano.
Che da ieri si arricchisce di un tassello fondamentale: l’ingressoal governo di Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa. Ce la potranno raccontare in mille modi, ma nessuno riuscirà a convincerci che il primo banchiere d’Italia, con un reddito che ha anche superato i sei milioni l’anno, molli tutto per andare a fare qualche mese (al massimo 16) il ministro a 150mila euro l’anno. Va bene lo spirito di servizio, va bene salvare la Patria in difficoltà, va bene essere sobri, ma qui nessuno è fesso. Usciamo di metafora. Corrado Passera in cuor suo e non solo suo, punta diritto a essere il prossimo presidente del Consiglio, magari in coincidenza con il passaggio di Mario Monti al Quirinale (i tempi delle due elezioni coincidono).Con quale maggioranza? Non corriamo, c’è tempo. Fini, Bersani, Di Pietro e Casini lo devono solo accompagnare in questi mesi senza intralciare.
Il resto verrà da sé. Il centrosinistra insomma potrebbe aver già trovato il leader che cercava, anche se Bersani ancora non lo sa.
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