Il problema non è il vecchio o il nuovo

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Il nuovo Sindaco del secondo Comune isolano per numero d’abitanti non può e non deve passare inosservato. E’ vero, come ama ripetere l’amico Abramo De Siano, che “Ischia è Ischiacentrica” (sottolineando così l’importanza del Comune-capoluogo negli equilibri isolani), ma è da tempo giunto il momento di auspicare il meglio a tutte le realtà amministrative di casa nostra, in vista del tanto agognato e vituperato Comune Unico.

Personalmente sono buon amico di Franco Regine, che stimo non poco come medico; ritengo, altresì, che dopo il suo decennio, il Comune del Torrione abbia bisogno di una sterzata non indifferente, specie rispetto agli ultimi tempi in cui il Sindaco uscente si è arrovellato, insieme ai suoi, in una sorta di labirinto dal quale non ha saputo uscire e vedendosi costretto a rinunciare, insieme ai suoi, anche alla benché minima rappresentanza diretta nelle elezioni appena trascorse.

A Francesco Del Deo, persona senz’altro distinta e brillante, auguro di riuscire a dimostrare che per un Sindaco che si rispetti, il problema non sta nel solito concetto fritto e rifritto del vecchio e del nuovo, bensì nella reale fattività dei singoli e nel riuscire a testa alta e a costo dell’impopolarità a perseguire il bene comune, nel rispetto del programma e, soprattutto, del Paese.

E senza nulla togliere alla primogenitura colelliana, l’esortazione è d’obbligo: “Forza, Forio!

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Per Fulvio una meritata formalità

davide e fulvio

Per chi come il mio amico Fulvio Martusciello è convinto che non servano i titoli, le cariche o le nomine per darsi da fare, l’essere diventato oggi Assessore Regionale a tutti gli effetti rappresenta una mera formalità.

Una formalità piacevole e meritatissima, devo dire, che premia -forse con ritardo- il suo impegno senza soluzione di continuità, indipendentemente da correnti o momenti, in tutti i ruoli ricoperti sinora e nel rispetto del Partito.

Auguri, Fulvio! Io ci sono, come sempre.

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Pietro è finalmente tra noi!

Il Vescovo d'Ischia, Mons. Pietro Lagnese

“Nel giorno dell’Ascensione, pregate affinché io riesca a farvi riconoscere in me la presenza del Signore. La fama di bellezza di cui gode la nostra Isola Verde diventi anche fama di santità, sulla scia dei suoi santi patroni e del Parroco Giuseppe Morgera. Chiesa di Ischia: prega per il tuo Vescovo Pietro.”

Questo il messaggio-cardine rivolto dal nuovo Vescovo d’Ischia, Mons. Pietro Lagnese, 52 anni, dopo i saluti di rito, nel corso della sua prima omelia al Piazzale delle Alghe di Ischia Ponte. Un Pastore presentatosi secondo i migliori auspici, non v’è dubbio, se si vuol considerare l’eccezionale seguito (ben 1.500 persone) che lo ha “scortato” dalla sua ex Parrocchia in quel di Vitulazio.

L’eredità raccolta da Mons. Lagnese è decisamente impegnativa: come fu per Benedetto XVI dopo Giovanni Paolo II, egli succede a un “grande” come Padre Filippo Strofaldi: il Vescovo di Papa Wojtyla ad Ischia, del ritorno del Corpo di San Giovan Giuseppe della Croce, del Consultorio Diocesano, del Centro d’Accoglienza di Forio, delle Suore di Clausura in Curia; ma soprattutto, il Vescovo del Sinodo Diocesano e della vicinanza totale alla gente, nella buona e nella cattiva sorte.

La giovane età del Vescovo Pietro incoraggia non poco chi, come me, crede fortemente in una rivisitazione di alcuni aspetti peculiari della Chiesa e del clero di Ischia; un obiettivo che non ha fatto parte dei traguardi del suo predecessore (che con tutta probabilità non ha più avuto la forza fisica di perseguirlo), ma che si rende a mio avviso ormai indifferibile. Una necessità di cambiamento che, a giudicare dai suoi primi moniti (“La chiesa deve uscire dai suoi schemi e deve aprirsi. Non è più tempo di chiuderci nei nostri recinti“), il nuovo Vescovo sembra aver già fatto sua.

Benvenuto, Vescovo Pietro! Che Dio La benedica.

 

(photo: gaetano di meglio – www.ildispari.it)

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