Noi, quelli fieri del ’94!

Facile chiamarci illusi, incantati, sognatori, gente senza storia politica: non eravamo in pochi -tutt’altro- ad aver creduto nel messaggio di speranza che partiva da un uomo di indiscutibile successo. Noi siamo quelli del ’94, uomini e donne di varie età che credevano in un Paese che poteva e doveva migliorare.

Oggi, dopo diciotto anni, dopo essere in tanti già da tempo a sentirsi in qualche modo traditi e delusi da lui, quell’uomo di successo si è fatto da parte, sancendo a tutti gli effetti la chiusura di un’epoca che al di là di pochi provvedimenti di indubbia utilità, non ci ha portato oltre quella mera speranza, rimasta tale. Resta, però, l’orgoglio e la fierezza di averci creduto con tutto il cuore e, soprattutto, di averci messo la faccia, quasi sempre investendo a fondo perduto, ma convinti più di sempre della bontà di ciò che facevamo e delle nostre idee.

Da qui ad aprile, saremo in tanti a dover decidere la strada da seguire. Ma nessuno potrà impedirci, nel nostro piccolo, di continuare a provare emozione e nostalgia nel ricordare lo sventolio di quella bandiera, le note di quell’inno e la preziosa esperienza che tutto quel tempo dedicato al Paese rappresenterà, per tutti noi e in tanti modi diversi, anche nelle scelte che verranno.

Chi non ha passato non ha storia! E di questa piccola storia, noi -quelli del ’94- siamo comunque fieri!

 

 

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C’è Presidente e Presidente…

In un panorama di squallore politico generale (da cui il PdL non è certo immune), in cui Presidenti di Provincia e Sindaci* dalla doppia e tripla carica non si sono fatti pregare più di tanto per dimettersi dal proprio ruolo istituzionale, pur di assicurarsi il “paracadute” alle prossime politiche, la figura di Guido Podestà (del quale seguo ed apprezzo l’efficace azione politica sin dai tempi del Parlamento Europeo) giganteggia alla grande!

Il Presidente della Provincia di Milano aveva inizialmente annunciato le sue imminenti dimissioni, unendosi alla schiera di cui sopra ed indicendo una conferenza stampa per le 16.00 di oggi. Ma raddoppiando la sorpresa per tutti, ecco il suo colpo da maestro: dimissioni ritirate, perché “credo ci sia un motivo per non dare le dimissioni ed è quello che esiste un patto con gli elettori“.

Parole all’antica a cui personalmente mi ero disabituato, talmente desuete di questi tempi nella pubblica amministrazione al punto da sapere tanto di retorica. Ma di questi tempi, quanti “numeri uno” di Enti che la spending review ha destinato all’estinzione in un 2014 quanto mai vicino, avrebbero mai rinunciato ad assicurarsi il cosiddetto “futuro politico”, per restare in sella altri due anni senza risorse e, per giunta, senza alcuna certezza del doman e con un indagine per falso ideologico tuttora in corso?

Ti ammiro molto, Presidente!

* fino ad ora Giosi Ferrandino, sindaco d’Ischia, non è tra questi e non certo per un gesto eroico, ma solo perché Ischia è un Comune inferiore ai 20.000 abitanti e, come tale, non comporta ineleggibilità per i Sindaci che intendono candidarsi al Parlamento.

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Cento giorni passati abbondantemente: Giosi ha già fallito!

Sono lontano un miglio dalla politica locale, in questo momento; ma il mio spirito critico non è certo sopito.

Come evidenzia molto meglio di me il numero di domani del settimanale “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio, Giosi Ferrandino e la sua amministrazione “caularonica” (altro che faraonica), in preda alla stasi totale, sono ben lungi dal mostrare quelle soluzioni immediate ai problemi del Paese che avevano promesso già nei primi cento giorni di amministrazione e che, a loro dire, sarebbero state favorite dall’alleanza storica con il PdL (o quello che resta) guidato ad Ischia da Domenico De Siano.

Il primo cittadino ischitano continua imperterrito la sua corsa arrivista verso il “sovraccomunale” (Parlamento o Regione che sia), ignorando del tutto le esigenze della gente che, con un plebiscito che ho già avuto modo di definire tanto clamoroso quanto vergognoso, gli ha acriticamente concesso e sentendosi fortissimo grazie all’appoggio dei transfughi che -chi per un verso e chi per un altro- sono stati accontentati avendo accesso alle strade giuste per ottenere i “cazzetti loro”. Al momento, l’unica certezza è che grazie a lui, tutto quanto siamo tenuti a pagare dalle nostre parti costa di più!

Vi è piaciuta la bicicletta, cari Concittadini? E adesso pedalate e, soprattutto, PAGHIAMO!

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