Bilancio di previsione 2011 al Comune di Ischia: ennesima porcheria!

La maggioranza di Giosi Ferrandino approva il bilancio di previsione 2011. Del resto, i numeri danno ragione al sindaco e ai suoi sodali, ma non per questo viene meno l’obbligo di parlare alla gente dell’ennesima porcheria finanziaria che senza un briciolo di buonsenso e competenza è stata proposta all’attenzione del Consiglio Comunale.

Ecco, quindi, per i più desiderosi di saperne di più, la relazione che ho consegnato agli atti del Consiglio e che venerdì, in mia assenza, è stata comunque letta e verbalizzata.

 

Il rinvio della discussione in oggetto alla seduta odierna e improrogabili pregressi impegni mi impediscono di partecipare al relativo dibattito. Intendo comunque rappresentare al Consiglio le mie considerazioni in merito alla proposta presentata dalla maggioranza ed ai chiarimenti forniti ieri sera da parte del Sindaco e dei Dirigenti presenti in aula in merito alla proposta di approvazione dello schema di bilancio preventivo 2011.

Ancora una volta assistiamo a una proposta di bilancio di previsione che rappresenta un semplice esercizio matematico privo di alcuna logica politica ed amministrativa. Nonostante il Sindaco Ferrandino si sia sforzato, nella sua relazione introduttiva, di propinare agli astanti la teoria del “tutto va bene, quanto siamo bravi!”, questo tentativo non ha convinto nessuno: il Sindaco ha parlato di lavori pubblici “sempre terminati entro Pasqua”, dimenticando che tuttora Via Acquedotto presenta un cantiere aperto di discutibile utilità che ne blocca interamente un senso di marcia. Il Sindaco parla di lavori pubblici che non hanno provocato neppure un contenzioso, dimenticando che vi sono opere eseguite sul territorio che avrebbero ben meritato sensibili contestazioni nei confronti delle imprese esecutrici, come ad esempio il basolato di scadentissima fattura in Via San Giovan Giuseppe della Croce ad Ischia Ponte, l’avvallamento creatosi in Via Luigi Mazzella dinanzi all’ex ufficio postale (dove alle prime piogge si crea una fastidiosa e maleodorante “piscina”), o i lavori alla Riva Sinistra del Porto, di cui dopo il nubifragio del 1 giugno scorso abbiamo scoperto le conseguenze, o ancora il marciapiede tra San Michele e Sant’Antuono, che in alcuni punti ostacola il normale passaggio sui varchi carrai di abitazioni private. Senza per questo dimenticare che, per quanto mi risulta, questo modo “virtuoso” di fare amministrazione abbia erogato inspiegabilmente circa 140.000 euro in più all’impresa che si è occupata dei lavori al Polifunzionale, probabilmente la stessa verso cui si dovrebbe esercitare l’azione di recupero degli oltre 600.000 euro di penali per la tardiva consegna delle opere.

Non intendo soffermarmi più di tanto sulle considerazioni del Sindaco Ferrandino sui presunti debiti fuori bilancio ereditati dalla precedente Amministrazione, in quanto scaricare le proprie responsabilità sugli altri appare uno dei suoi sport preferiti. Così come non ritengo utile evidenziare oltre misura le sue considerazioni sulle presunte inadempienze della Regione Campania, senz’altro conseguenze logiche ed inevitabili della politica dissennata e inutile al Paese di quindici anni di amministrazione dei suoi “amici” di sinistra, ma che comunque non devono far dimenticare, in materia di recenti bocciature di finanziamenti per manifestazioni, gli errori marchiani in fase di istruttoria dei funzionari comunali responsabili del procedimento. Trovo invece opportuno ricordare il continuo ricorso ad onerosissime anticipazioni di cassa e, soprattutto, l’insano metodo di rispettare il patto di stabilità ritardando i pagamenti a fornitori che oggi riscuotono quanto loro dovuto dal Comune di Ischia in tempi biblici compresi tra i diciotto e i ventiquattro mesi.

E se le bugie hanno le gambe corte, lo è anche quella del Sindaco Ferrandino in merito alle previsioni sugli oneri e sul recupero dell’evasione, smentita sia da quanto affermato dal dirigente Bernasconi (è stato incassato circa il 50% di quanto previsto nel bilancio di previsione 2010 e ciononostante si ripropone oggi la stessa somma in quello 2011), sia dalla relazione dei revisori dei conti, estremamente preoccupati dal fatto che questo genere di previsione di entrate straordinarie, da verificare attentamente nel corso del tempo, rischia di sostenere una spesa consolidata a cui non corrisponde idonea preventiva copertura. Ipotesi di entrate, queste, che oltretutto vengono utilizzate dall’Amministrazione Ferrandino per pareggiare un disavanzo di bilancio sia corrente, sia nel pluriennale.

A dir poco terribili quanto inspiegabili, invece, sia le posizioni debitorie delle aziende partecipate (tra le quali manca quella del Consorzio AMP Regno di Nettuno, di cui il Comune di Ischia è partecipe), sia la situazione dei mancati introiti derivanti dalle concessioni di banchina per le zone “Fraulese” e “Palazzo D’Ambra”. Le laconiche risposte dei dirigenti, in particolare dell’Arch. Arcamone in merito alle “valutazioni oggettive” che avrebbero indotto l’ente a ipotizzare una non meglio definita “transazione” con la miriade di assegnatari dei posti barca di tali aree che mai hanno pagato un soldo per i posti assegnati, lascia prefigurare un danno di notevole entità alle casse comunali, a conferma della “gestione allegra” di questa amministrazione.  Per non parlare della situazione degli ormeggi stagionali alla banchina “Antiche Terme Comunali”, mimetizzata in poche righe nell’ambito di una delibera apparentemente dedicata a tariffe agevolate ai residenti per l’ormeggio.

Il clou di questa disastrosa politica finanziaria dell’Amministrazione Ferrandino è senz’altro la vendita degli immobili comunali. Questa procedura è ormai parte imtegrante degli equilibri di bilancio del Comune di Ischia, al punto che per tre anni di fila, il mero esercizio matematico di cui ho già avuto modo di parlare prevede con precisione certosina la medesima quota di entrate derivante da tali alienazioni: 3.050.000 euro annui. Viene oggi riproposto il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, preannunciando l’imminente pubblicazione del medesimo bando (con importi ridotti del 10%) che recentemente andò deserto, sia per la valutazione spropositata degli immobili da alienare, sia per le condizioni di dubbia liceità in materia edilizia concernenti gran parte di essi e che certamente avranno dissuaso dalla partecipazione molti soggetti pur potenzialmente interessati. A ciò va aggiunto il “bubbone-Polifunzionale”, di cui i Revisori, al termine del loro laconico parere favorevole, rammentano la necessità di “definire e concludere il trasferimento di proprietà alla Provincia di Napoli”. Una transazione, questa, che diventa sempre più impossibile, oltre che inopportuna. E considerato che la somma derivante (ben nove milioni di euro) è già parte integrante del precedente esercizio, non oso immaginare quale altra alchimia di finanza creativa si inventerà il sindaco Ferrandino e i suoi dirigenti per evitare un probabile tracollo finanziario. Altro che primati per questa Amministrazione, caro collega consigliere Enzo Ferrandino…

Spiacente di non aver potuto esprimere il mio voto negativo a questa proposta di bilancio di previsione tutt’altro che oculata, chiudo con un’altra amara considerazione: il Sindaco Ferrandino ieri ha sottolineato come nel bilancio di previsione 2011 siano state tagliate notevoli risorse ai capitoli di spesa del turismo e della cultura. Poco male! Per quanto si tratti di due aspetti pregnanti della vita amministrativa e dell’economia del nostro Comune, vista la reiterata incompetenza di chi avrebbe dovuto gestirle (la Festa di Sant’Anna, ad esempio, non è neppure menzionata nella relazione di bilancio), forse risparmiare quelle risorse è stata l’unica scelta più oculata di questo bilancio di previsione.

 

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Michele Rossena: lo psicoterapeuta e l’isola felice

Ripropongo volentieri l’editoriale in esclusiva per TgIschia.it del Dott. Michele Rossena (nella foto). Uno scritto che mi ha colpito per la sua puntualità e profondità e che va senz’altro oltre il suo status di analista e, al tempo stesso, amante/frequentatore/conoscitore dell’isola d’Ischia e di tanti Ischitani. Leggerlo fa bene, specie nell’auspicio di ritrovare quella giusta dose di orgoglio ischitano di cui, oggi più che mai, avremmo fortemente bisogno.

Michele Rossena | Sgomento, incredulità, sbigottimento. E tanta rabbia. Passano i giorni: non cambiano i sentimenti. La rete criminale sgominata conta ben quindici isolani che continuano a riempire le conversazioni accaldate di chi si sente -orgoglio alle stelle- ischitano d.o.c.  No, non meritava tanta vergogna l’isola verde, dice qualcuno, che aggiunge dolore al dolore per la Passione di Cristo che Ischia ricorda in questi giorni con intatta tradizione secolare, forte della fede e, se non di questa, del rispetto collettivo per i riti pasquali.

S’è detto e scritto tanto dei danni all’immagine, della sacrosanta presa di posizione delle istituzioni locali che temono la pesante ricaduta di siffatta operazione delle forze dell’ordine su quell’oro isolano chiamato turismo. Parte civile per i danni all’immagine di Ischia hanno perciò decretato sindaco e amministratori. D’accordo. Ma se davvero il problema principale è il colpo mortale che la solita tivvù, che di tutto fa spettacolo, ha inferto impietosamente al mito dell’isola verde, sappiano gli ischitani che a Napoli come a Roma, ma anche a Milano come pure a Berlino la gente ha tirato un sospiro di sollievo.

Finalmente. Era ora che il traffico di droga che da anni e anni arriva ad Ischia, come del resto in tutti i luoghi di vacanza, e che vede il consumo di cocaina espanso a macchia d’olio lì sotto gli occhi di tutti, venisse radicalmente interrotto. Perchè non mi si dica che negli ultimi dieci anni nessuno si era accorto dei fiumi di polvere, peraltro a buon prezzo, che si poteva facilmente reperire intorno ai luoghi del “nuovo” divertimento. Ove alcool e cocaina dominano incontrastati le scelte di grandi e piccoli consumatori, come di adulti e giovani, talora ragazzi poco più che bambini.

Dunque, buone notizie da chi, in Italia o all’estero ama e gode da sempre ogni risvolto esclusivo dell’isola magica. La gente (i cosiddetti turisti) si sente rassicurata per il fatto stesso che qualcuno ha finalmente provveduto. E ciò può provocare solo un incremento turistico, a dispetto dei pessimisti.

Quel che poco invece si è discusso non riguarda l’immagine ma l’identità dell’isola. Ed è propiro questo che traspare tra le righe dei discorsi più accesi di quegli isolani che si confrontano con la morte nel cuore. Al di là della superficie essi sembrano chiedersi: l’identità di Ischia è ancora visibilmente rintracciabile nella serena, gioiosa e felice isola verde?  Questo è il vero dramma per qualcuno. Che negli ultimi anni non sente più odore di purezza nell’anima di Ischia.

Ed ecco immediata la riflessione dello psicoterapeuta che, dai risvolti più complessi del profondo che meriterebbero ampio spazio oltre queste righe, si limita alla domanda di rito psicologico: l’inconscio collettivo ischitano si nutre tutt’oggi delle ancestrali leccornie emotive che hanno reso gli ischitani e Ischia proverbiali depositari della gioia di vivere?  Se la risposta è sì, il cuore degli ischitani, quelli veri, ferito da quest’ultimo inedito evento, chi lo risarcisce?

La psicologia insegna che le ferite del cuore non adeguatamente curate sono solitamente generatrici di rabbia distruttiva.

 

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Egoismo isolano e Comune Unico in arrivo: cambiamo registro?

La risposta ottenuta questa mattina da alcuni sedicenti residenti in Via Michele Mazzella dalle colonne de IL GOLFO (della serie: viva il senso unico, checché tu ne dica e nonostante quanto possa accadere al Paese) mi ha lasciato relativamente stupito. E il perché è molto semplice: sono convinto da lunghissimo tempo che noi Ischitani siamo ancora ostaggio dei “cazzetti nostri”, incapaci di pensare per tutti e, soprattutto, per Ischia, per quell’interesse generale che può e deve rappresentare il cambio di passo di cui abbiamo indifferibilmente bisogno.

Per uno come me, ormai abbastanza esperto di politica locale, dopo aver partecipato sia alla maggioranza che alla minoranza consiliare del Comune capoluogo, l’attaccamento alla politica è ormai pari ad un sottile filo di lana, pronto a spezzarsi per molto meno di quanto, nel corso di questi anni, avrebbe già dovuto convincermi da tempo a dedicarmi ad attività più proficue di un hobby così costoso, in tutti i sensi. Ma che ci crediate o no, Peppe Brandi ha ragione quando dice che “il germe della politica” (quello che io chiamo più appropriatamente AMORE PER IL PAESE o SENSO CIVICO) ti spinge poi a sperare che una soluzione dovrà pur esserci; che non è possibile accettare supinamente  le “stranezze” (mamma mia, quanto sono buono in vista della Pasqua) di Giosi Ferrandino, Luigi Boccanfuso e dei loro sodali, sino alla loro riconferma per l’altrui inerzia da qui ad un anno; che un risveglio delle coscienze che faccia mettere da parte orticelli, abitudini, egoismi, lotte intestine, antipatie e simpatie, prima o poi dovrà pur verificarsi, cambiando quell’approccio con la politica e, in particolar modo, con l’indirizzo del consenso elettorale da parte di tutti quanti noi.

Gli amici di Via Michele Mazzella lamentano lo stato della loro vivibilità a causa dell’inquinamento, elogiando l’ipotesi del senso unico sulla “loro” strada: un dato senz’altro inequivocabile e che merita rispetto e soluzioni. Ma essi sono ben lungi dal preoccuparsi di quanto potrebbe accadere nei pressi dello svincolo della Sopraelevata, in zona Macello, o tra San Michele e i Pilastri; e soprattutto, di cosa penserebbero i tantissimi turisti dell’inevitabile aggravarsi di questo gran casino che di urbano ha ormai fin troppo poco.

E la logica da scaricabarile di questi nostri concittadini, vuoi o non vuoi, in indubbia buona fede, è quella che accompagna i momenti salienti del nostro agire quotidiano, dove il “pensare globale”, il “pianificare”, lo “studiare”, il “risolvere per non tamponare in eterno” restano ancora chimere e non l’epitome delle azioni di competenza della pubblica amministrazione, indispensabile alla risalita cui in tanti -anche se prevalentemente a chiacchiere- troppo spesso aneliamo e che lascia il posto a una considerazione del politico quale schiavo del “vutariello” e quindi incline a sostenere le esigenze del singolo elettore in luogo di quelle del Paese.

A poco più di un mese dal referendum per il Comune Unico (a proposito, siete tutti convinti come me dell’irrinunciabile necessità di votare SI’?), mi piacerebbe che un pò tutti -o almeno i più giovani- cominciassero a sforzarsi a pensarla alquanto diversamente. Pensate che potremmo riuscirci, o torneremo tutti a fare solo il nostro mestiere, lasciando l’impegno nel sociale ai sempre più numerosi mestieranti?

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