Vorrei poterci credere…
“Dobbiamo ritornare al grande radicamento sul territorio del ’94, ho le idee chiare sul processo di ristrutturazione e ringiovanimento del Partito!”
Vorrei poterci credere, Presidente, ma mi riesce difficile. Io nel ’94 ero lì, al Suo fianco, ininterrottamente e incondizionatamente per anni e anni, fino al 2008, quando quella “classe dirigente” (nessuno si offenda) posta in Campania ai vertici regionali e provinciali del Partito mi ha convinto che era tutto tempo sprecato; che la meritocrazia, lo spazio per i giovani in politica e l’organizzazione lontana dagli schemi tradizionali erano e restavano chimere anche dopo il “predellino”.
L’avvento-Alfano segretario politico, che in qualche modo emula la struttura del PD e lo contrappone a Bersani quale futuro avversario per le prossime politiche da qui a due anni, non cambia il nocciolo della questione: il ’94, Presidente, è lontano ben diciassette anni e da allora ad oggi l’effetto-Berlusconi non è più lo stesso! La distanza dal territorio è abissale, il collegamento tra gli eletti e la gente è inesistente, la scelta dei candidati (Napoli docet) è lontana anni luce dalle legittime aspettative di chi deve scegliere!
Personalmente, da qui alle amministrative di Ischia del prossimo anno, continuerò il mio percorso da outsider fuori dai partiti: la speranza che i fatti possano smentirmi, considerato che non è la prima volta che sento questi proclami, al momento è alquanto flebile.